Mostra Collettiva
CORPO A CORPO
Villa Carnera - Sequals - Pordenone
Inaugurazione 11 luglio , ore 17,00
Lo storico e filosofo Alexis Philonenko, francese, scrisse che agli "intellettuali" egli preferiva i "pugili". Fra l'altro è Autore di diversi libri sulla storia della Boxe da metà Ottocento ai giorni nostri. E cosa centra la Boxe con l'arte, pittura o scultura che sia? per l'appunto, il Philonenko insegna che la boxe è un'arte fatta di tocchi e ritocchi, di avanti/indietro, e di destra/sinistra di sguardi, di diffidenza, di studio dell'avversario. Il Pugile fa tutto ciò, e questo è un metodo che appartiene pure all'arte. Il Pittore, o lo Scultore, si muove avanti indietro, scruta e studia la tela o il marmo. Le sue gambe disegnano movimenti di una "danza" inusuale, libera, ma legata alle figure del movimento classico detto Paso Doble, che è caratterizzato da movimenti vivaci e ritmici. Il Pittore come il Pugile sa dove cogliere la difficoltà. Colpisce o scolpisce le durezze tentando di ammorbidirle. Insomma vive un "corpo a corpo" con la tela, o con il marmo, molto simile ai due pugili dentro il ring. Ed alla fine trova la vittoria nel completamento dell'opera. Questa è la sua vittoria ai punti, come si dice ma, sempre vittoria è!
Boris Brollo
Artisti Invitati:
Lucio Afeltra, Tullio Altan, Bruno Ceccobelli, Marisa Milanese, Mario Nava, Stefano Pizzi, Giovanni Pulze, Cesare Serafino, Simon Ostan Simone, Simone Succu, Angelo Topazzini, Wainer Vaccari.
Lucio Afeltra col suo lavoro riproducente le forme del ring ricorda le "astrazioni" delle finte mosse. Dei gesti che che non portano a nulla, se non a sviare l'avversario, ma sono segnali per tenere sotto controllo l'avversario, e assieme lo spettatore. Qui riproposte in forme astratto geometriche.
Tullio Altan è la plasticità della Boxe. Egli crea i suoi personaggi: Ciputti, la Pimpa, Colombo e altri, e li rende vivi tramite le "sceneggiature" che danno un senso esistenziale a queste sue creazioni, così come il boxeur usa la forma fisica della pesatura, degli slogan pubblicitari per creare il suo personaggio positivo o aggressivo, ma sostanzialmente vivo, in carne ed ossa!
Bruno Ceccobelli riprende nei suoi moduli stilistici la figura integrale di Primo Carnera, ma sfocandola, mantenendo un indeterminatezza che sembra legata al movimento del pugile combattente. Ma in verità ne sonda la dimensione spirituale grazie ad uno sfondo: a forma cubista di cerchio o quadrato che si staglia sul fondo dell'opera come fosse un'aura eterea promanata dal pugile stesso.
Milanese Marisa si muove sul ricordo degli incontri di Boxe in maniera femminile, tentando di ingentilire, rendendo elegante uno sport duro e maschilista. Il ricordo dei guantoni posti al muro, così come i ritratti tendono a dare a Carnera una naturalezza da uomo normale. Quasi casalinga. Da padre di famiglia più che da gladiatore.
Mario Nava nelle sue sculture dedicate al pugile ha un chiaro rimando al Pensatore di Auguste Rodin. Là dove finito l'incontro il pugile stanco ripensa all'incontro sul ring, magari per cambiare le sorti dell'incontro o semmai per confermare giusta la sua strategia.
In quel momento egli costruisce una filosofia di questo gioco così duro e diventa "filosofo".
Stefano Pizzi riprende la figura di Carnera pugile dentro una lettura Pop, alla ,amiera di Warhol, usando la pittura come grafica con colori accesi dilatandola in modo visionario. Sfida, poi, la piattezza delle figure con una cornice dipinta, del tipo etnico, che li rende ibridamente più vicini alla pittura primitiva africana più che al gusto occidentale.
Giovanni Pulze affronta di petto la situazione del combattimento e ne svela il "corpo a corpo" in una danza ritmica fatta di gesti con cui Carnera si muove sul ring. Egli fissa in un'istantanea le figure atletiche come fosse un fotografo dall'occhio esperto che cerca la mossa giusta, o il colpo finale che blocchi e definisca l'incontro. Tutto questo in una atmosfera crepuscolare da lotta fra Dei!
Cesare Serafino mette in scena una serie di gesti e di macchie che risuonano come colpi assegnati dall'uno all'altro. In un combattimento frenetico senza esclusione di colpi, di sotterfugi dove l'aria lascia scie rumorose: swiff, swow, tipiche del fumetto, ma contenuti all'interno di una pittura gestuale.
Simon Ostan Simone tenta di interpretare i movimenti delle gambe dei pugili, compresi in un loro balletto che li vede piroettare in cerca del colpo giusto. A terra nei suoi random painting, costruiti dalle traiettorie casuali di un robot, restano le scie che disegnano il pavimento del ring in cerchi e in traiettorie spezzate, interrotte.
Simone Succu usa l'immagine di Carnera come fosse un conio di medaglia. Dandogli così un'aura di importanza e di gloria. Il fine tratteggio a matita e le bandiere di fondo rendono il ritratto come appartenente ad un passato ottocentesco in cui l'eroe viene inserito nella medaglia ad imperitura memoria.
Angelo Topazzini con le sue sculture ci ricorda il corpo a corpo dei due pugili quando si tengono attaccati e fanno un ammasso di muscoli e di potenza. Dando così un'immagine compatta dei loro corpi potenti come fossero fusi in un unico blocco dalle forme tondeggianti.
Wainer Vaccari in questo suo ritratto di Carnera c'è la vita del pugile. I segni che attorniano il ritratto non sono altro che segni del suo vissuto sul ring. I colpi presi, i gesti nel darli agli altri;
i ripensamenti della strategia dell'incontro. Insomma un compendio fisiognomico della storia del pugile colto sul piano psicologico dello sguardo.