Okwui Enwezor: il prossimo direttore della Biennale Arti Visive annuncia il suo All the World's Futures/Tutti i Futuri del Mondo

Alla presentazione del neo direttore del settore arti visive: il critico Okwui Enwezor, già presente a Rivoli, vicino Torino, con la sua mostra “Il Bordo dello Specchio” ( Mirror’s Edge), 2000/2001, presenta l’idea fondamentale della sua prossima mostra in Biennale: “Tutti i Futuri del Mondo”.

Partendo da un testo di Walter Benjamin in cui lo scrittore, candidato suicida, vede la catastrofe nazista e le sue rovine. Lo scrittore si appella all’Angelus Novus di Paul Klee che a suo avviso vede le rovine dietro di lui e nel contempo spinto dalla bufera del mondo con le sue ali rivolte all’indietro Egli contempla il futuro.

Ecco, il curatore Enwezor, paragona queste rovine ad un “ giardino disordinato” che diventa lo stato generale della contemporaneità così caotica e complicata. Ma per fare ciò deve usare dei filtri e, a suo dire, ne ha individuati almeno tre che lo possono aiutare a dirimere il presente. Quindi si prefigura una mostra visionaria. Mostra che viene, come ha detto il presidente Paolo Baratta, dopo Biennali importanti come quella di Massimiliano Gioni che guardava alle “ossessioni” lette per tramite della lente junghiana dell’inconscio collettivo del suo Libro Rosso. O, come quelle di Harald Szeemann che rimetteva in auge la costruzione di “utopie” umane per modelli sociali diversi. O, ancora, come le “illuminazioni “ della Bice Curiger che guidavano il rapporto fra artista e spettatore nella ricerca di una verità artistico-mistica.

In tutte queste modalità vi era ( sostiene Baratta) una macchina desiderante quale la Biennale d’Arte, collettore di tutte le tensioni desideranti che si erano presentate dopo il modello tipo di una biennale discussa e teorizzata in quanto vissuta per sezioni compartimentate e non per temi. Il presidente Baratta trova che questa macchina dei desideri ora forte di 28 padiglioni esistenti e di altrettanti esterni posti nel territorio di Venezia sia ben congegnata e pronta a soddisfare tutte le tensioni, anzi di saperle incanalare in questo rapporto dialettico fra 1 direttore “centrale” : Okwui Enwezor, e gli altri cinquantasei curatori dei diversi padiglioni senza, poi, in aggiunta pensare agli altri 20/30 curatori degli Eventi Collaterali.

Quindi una grande macchina desiderante. Ne discende che la posizione del Direttore delle Arti Visive sia sì la più importante, ma non perché copre una carica funzionale generale, bensì per la sua mostra che diviene la mostra mondiale in cui si tenta di volta in volta una visione del mondo composta da artisti di diverse generazioni e di diverse nazionalità tutti impegnati nel dare il massimo con opere già fatte, ma anche con opere da farsi appositamente per l’occasione. Questo il compito di OKwui Enwezor.

Datato da qui al 9 maggio 2015, data di inaugurazione anticipata rispetto al passato, per dare possibilità anche ai visitatori di Expo 2015 di Milano di poter visitare la Biennale e quindi di trovare un altro contributo alla decifrazione di questa nostra realtà. A cento anni dalla Guerra Mondiale del 1914 il muoversi storico della Biennale è stato confuso, ma è la storia questa arrivata sino ai nostri giorni e questa di Enwezor non è “ una biennale di rottura, bensì una biennale di continuità” la quale richiede da parte del Curatore tutta la sua esperienza e capacità culturale. Da qui si capisce che sarà una Biennale dialettica e china sul versante della storia tant’è che una voce recitante dal primo all’ultimo giorno della sua apertura reciterà dal vivo il primo e il secondo volume de “Il Capitale” di Carlo Marx. Qui si coniuga il senso amaro del “pessimismo storico” con l’introspezione psicologica dell’ebreo di marxista Walter Benjamin.

Ed ecco la scelta dell’Angelus Novus, e della sua visione del futuro che deve districarsi dal campo delle rovine esistenti. Questo un primo “filtro” con cui leggere la storia passata sino ad oggi e attraverso il quale riflettere sull’attuale stato di cose e sull’apparenza delle cose stesse. In questo programma di eventi che potrà essere esperito nel punto di incontro fra “vitalità” ed “esibizione”. Questa drammatizzazione dello spazio diviene l’evento espositivo dal vivo e in continuo svolgimento. Il Giardino del Disordine, la mostra centrale, diventa una metafora attraverso la quale “esplorare” l’attuale stato dei Padiglioni fra Corderie dell’Arsenale e quelli collocati nei Giardini. Infine Il Capitale (Das Kapital), nella sua lettura dal vivo diventa struttura portante economico-filosofica dove studiosi di tutte le discipline si sono confrontati per decenni e tutt’ora confronto per necessità di capire l’attuale crisi. Questo metterà in discussione l’attualità grazie pure al concetto di “crisi ciclica” che si ripete a distanza di qualche decennio con misurata temporalità. Ma una domanda ci sorge spontanea: se il Marx de Il Capitale riteneva “l’Arte” una “sovrastruttura” della struttura fondamentale che è quella economica, non finirà questa mostra di essere più una “denuncia” che un motore cangiante del mondo?!

Boris Brollo

Categorie: Comunicazioni
Pubblicato il 09 Maggio 2022

News correlate