JANNIS KOUNELLIS A PALAZZO LANTIERI DI GORIZIA
Grazie al pittore C. A. Serafino ho potuto vedere a Gorizia: Palazzo Lantieri con la padrona di casa e, preziosa guida, Carolina Lantieri la quale ci ha permesso di visitare
il suo storico Palazzo in cui risiede una collezione di arte contemporanea con artisti del calibro di Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Gunter Forg, Franz West, Jan Fabre, Getullio Alviani e Domenico Bianchi fra i più noti. L'opera che più mi ha colpito per la sua singolarità è stata l'opera di Kounellis. Una installazione Senza Titolo (Confine) che oggi, nell'anno di Gorizia: capitale europea della cultura 2025, è più che mai Simbolica! Singolare perché opera costruita sul luogo, due stanze di solaio occupate da putrelle in ferro e strumenti musicali legati sopra col fil di ferro. Un violino, un saxofono e un clarinetto contrastano, per sagome, lucentezza e materiali, col crudo e grigio ferro. L'installazione occupa entrambe le stanze da terra al soffitto, ed è montata ad X come fosse un Cavallo di Frisia, cioè un reticolato come quelli della guerra del 1915/18 che venivano posti a difesa della trincea. Un'opera di anni fa che già presagiva l'attuale situazione politica e indica, ancor oggi, la necessità del superamento della Guerra. Probabilmente l'opera è nata, sull'idea di "confine" della Prima Guerra Mondiale che cambiò la geografia dell'Europa, come oggi tende a cambiare quella della ex Russia europea con l'invasione dell'Ucraina. A questo proposito nel Salone Nobile c'è un'altra installazione a specchio sul soffitto, opera di Michelangelo Pistoletto, leone d'oro della Biennale di Venezia, che rappresenta la Mitteleuropa fatta a specchi intagliati di cui la superficie rispecchia nella sua translucidità tutti coloro che vi passano sotto. Volenti o nolenti. Opera site specific pure questa. Ma ritorniamo alla simbologia dell'opera "Senza Titolo (Confine)" di Kounellis. Essa si muove nella duplicità del Simbolo il quale ha due facce: nell’uso degli antichi Greci era un mezzo di riconoscimento. E il simbolo era costituito da ognuna delle due parti ottenute spezzando irregolarmente in due un oggetto (moneta o altro) e che una volta riunito era il segno della fraterna amicizia fra le due parti che lo conservavano. Ed è in questa duplicità che va letta l'opera del Kounellis. Il "confine" è una ferita che divide le carni, i popoli, le famiglie. E' una cesura ambivalente di qua o di là. Odio/Amore. Piacere/Dolore. Felicità/Infelicità. Fedeltà/Infedeltà. Durezza/Tenerezza.
Ricordo, qui, che nella visione paranoico-critica di Salvador Dalì, oltre al Tempo Molle vi fu fondamentale il concetto di Duro e Tenero (inteso come immateriale) che lui applicava al telefono. Apparecchio fatto, all'epoca, di bachelite, materia dura, che trasmetteva l'immateriale della voce. O l'aragosta, crostaceo dalla dura corazza e dal tenero e morbido corpo interiore. Così in Kounellis siamo difronte alla durezza del ferro in putrelle del cavallo di frisia, di contro al suono delizioso degli strumenti musicali. Una contraddizione in termini, che ci pone davanti ad uno shock abreativo: scarica emozionale che rimuove traumi inconsci. Ma se la duplicità del simbolo è parte della stessa medaglia ecco che la coppia diventa teatro dove uno è il Carnefice ed uno la Vittima, e come sappiamo e vediamo costantemente nella guerra i ruoli sono intercambiabili. Pertanto l'opera del Kounellis in Palazzo Lantieri è stata anticipatrice e ben si attaglia alle guerre attuali che solo la Cultura, con la C maiuscola, può far soprassedere pacificando la realtà. Cosa che abbiamo visto grazie alla nomina di capitale europea della cultura per Gorizia, la quale ha visto le due Gorizie unificarsi in prospettiva di una vita comune.
Boris Brollo
Per le visite, o info: PALAZZO LANTIERI