Vittorio Ruglioni - Opere 1960-2002

Vittorio Ruglioni - Opere 1960-2002

 

Se l'asse Van Gogh/Gauguin apre alla modernità della pittura contemporanea con il superamento dell'Impressionismo, l'asse Picasso/Matisse pone il problema dell'impegno o disimpegno sociale dell'artista. Nella metà del secolo scorso emerge, a detta dei letterati, l'arte del disimpegno con la vittoria finale di Gauguin e Matisse. Vince, cioè, quello che è il concetto della pittura come bellezza formale, come piacere del colore. Lo scrittore Milan Kundera in una sua intervista al Corriere, di qualche anno fa, dichiara che non vi è più alcuna missione da compiere per l'intellettuale contemporaneo che lo tenga impegnato, così come alcuni decenni prima lo scrittore tedesco Herman Hesse riteneva che l'unica guida dell'individuo contemporaneo fosse la nostalgia. Le emozioni divengono quindi l'elemento portante, strutturale, della cultura artistica in genere. E qui entra la vicenda personale ed artistica di Vittorio Ruglioni, per età e cultura appartenente alle generazioni cui abbiamo accennato sopra. Ruglioni, nel mentre mantiene il controllo delle sue emozioni, le filtra, o le fa trasparire per tramite di tutta una serie di categorie simbolico-visive come le sedie, dove queste sono interpretate quale situazione di sottrazione che segna la solitudine e la nostalgia per colui, o colei, che manca; o i cavallini, giostra della vita dove tutto è gioia, colore, suono e felicità che altera i sensi; così come per il tango, dove le coppie avvinghiate sotto una luce vivida, che ne trasforma i lineamenti in maschere, si muovono su di un sentire viscerale, erotico. Si perchè anche questo voleva esprimere Ruglioni pur se in maniera indiretta attraverso il suo attaccamento alla vita alal sua gioia di vivere. I suoi idoli africani sono sì la curiosità per altre culture ma non alla maniera picassiana, bensì per la loro rigidità totemica e fertilità simbolica. Le nature morte, ad esempio, con il loro ibridismo toscano/veneto sono il tentativo di coniugare la propria condizione esistenziale di toscano immigrato nel Veneto. Ciò si nota dai fondali dei quadri che riproducono una Venezia con il suo gotico fiorito inverato del suo segno moresco nelle modanature delle finestre che potrebbero però anche essere città esotiche del Mediterraneo. Queste vedute presentano in primo piano degli otri o dei vasi dal disegno netto e dalla forma piena tipica della nostra etruria, o, toscana. Era un uomo di cultura Vittorio Ruglioni. Un uomo che sentiva la fragilità della propria condizione umana espressa soprattutto nella serie delle Casse-Pipe pitture che riprendevano le sagome dei gessi del tiro-a-segno e ispirate ad un racconto del più aberrato scrittore francese: Celine. Ma Vittorio era anche un uomo che amava la materia e quindi la vita nel suo formarsi quale coscienza esistenziale. Egli soffriva di una cecità lenta e progressiva per cui nel dipingere usava la memoria del gesto mentre con la vista radeva da vicino la superficie increspandola di guizzi cromatici, dovuti alla rasatura sulla tela stessa che creava nuovi squarci di luce. E qui, quale un borges, descriveva un mondo oramai suo fatto di caselle della memoria in cui includeva la sua umanità più bistrattata quale quella dei travestiti. Pittore di grande completezza e sentimento Vittorio Ruglioni che mancherà alla società dei sensibili, a coloro a cui non basta l'immagine pittorica se non è sorretta dal sentimento e dalla nostalgia. 

Boris Brollo

 

Catalogo a cura dell'Ufficio Cultura dell'Amministrazione di San Donà di Piave, stampato a Musile dalla tipografia BnGrafica nel mese di aprile 2003.

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Pubblicato il 17 Maggio 2022