Pino Chimenti - Una Gioiosa Macchina da Guerra
Pino Chimenti - Una Gioiosa Macchina da Guerra
A cura di Boris Brollo
Si potrebbe partire dall'elemento isolato della pittura di Pino Chimenti per poi porla, la sua pittura, come spesso è stato fatto nel contesto della storia dell'arte contemporanea per trovarne più o meno le ascendenze o le discendenze. Preferisco invece partire dalla biografia di Pino Chimenti che ci da degli indizi non indifferenti alla descrizione della sua opera. E qui scopriamo che tutto il nucleo del suo lavoro, che avrà poi definizione formale, nasce fra il 1975 e il 1985. "Le sue opere si distinguono subito per la particolare atmosfera fiabesca e per la sottile ironia...dei suoi personaggi fantastici vagamente antropomorfi (ciclo Fabulae Mitopoietiche). E gli anni Ottanta rappresentano un passaggio fondamentale per Chimenti". Egli, allora, segue i corsi di Gillo Dorfles ad Anacapri e lì conosce e frequenta: Toti Scialoja, Enrico Baj e Joe Tilson. Pur diversi fra loro come stile formale questi artisti si distinguono per la "visionarietà" che li accomuna. E' chiaro che nel primo Chimenti, quello che va dall'85 all'86, c'è sempre una forte componente narrativa e ironica che si dipana tra il visionario e l'affabulazione. Successivamente la tela si riempie di figure più piccole che nella simbologia formale sono meno importanti di quelle centrali le quali rimandano a guerrieri sempre in lotta. Pino Chimenti usa pure lui l'artifizio del frazionamento. Tant'è che il campo della tela si divide sempre in due. La forma qualsiasi essa sia non è più centrale e padrona del campo dove vi nuotava o si girava all'inizio del suo operato. (...) La sua pittura è una sublimazione della vita com ai vecchi tempi: racconto di vita, come nella più alta poesia omerica. Il suo è un ritorno dal futuro verso le radici della storia cantata dai poeti.
Dal 20 aprile al 16 giugno 2013
MACA
Palazzo Sanseverino Falcone, Piazza Falcone 1, Acri
Fine: 16-06-2013