L'Alda di Mario Nava

L'Alda di Mario Nava

Il Nudo Scultoreo di Mario Nava

Quando Mario Nava conobbe Alda Merini ne fu entusiasta e subito me ne parlò, al fine di poter avviare degli studi su di lei per una scultura. Una serie di foto, molto belle e naturali, di cui parlo a parte, sulla stessa Alda Merini ne posero le basi. Ma Nava era "innamorato" spiritualmente dell'Alda, tant'è che si documentò sulla sua attività poetica e una poesia, fra le tante, lo rapì a tal punto da farne un'ossessione. Nel frattempo costruiva diversi modelli scultorei a mezzo busto, piccoli e grandi, ma una rimaneva l'idea: come tradurre la poesia di Alda in una scultura che la riguardasse e desse l'idea della sua vitalità originaria. In Lei c'era la forza della natura oltre che della poesia, per Nava.

Pensò ad un nudo e tirò su una scultura sui cinquanta centimetri che subito nel viso assunse le sembianze della Merini, dato che quel volto così profondamente amato egli l'aveva scolpito prima di tutto nella memoria, ma il corpo nudo era ancora "incerto" nella sua bellezza. Qui gli ricordai "l'inviarsi cieco del poeta" come usava dire il poeta veneziano Berto Morucchio. E che questa cecità del poeta in genere molto bene rispondeva anche al concetto di nudità come spesso s'intravvedeva nei dipinti antichi. 

Restava il problema che comunque una poetessa non nasce vestita e che, come tutti, si nasce pure senza parola. Tutto il resto avviene in seguito e pertanto, se la si vuole immaginare al principio della sua vita poetica, Ella doveva essere nuda e doveva nascere dalle zolle come dice nella sua stessa poesia (***). Non cantava il Petrarca:"povera e nuda vai Filosofia"?

D'altronde, la stessa Merini autorizzava a pensarla in "nudo" visto che si era fatta ritrarre fotograficamente a busto scoperto. Nava era da qualche anno concentrato sulla figura del nudo. Un nudo legato alla visione delle Pomone di Marini, ma anche alle donne potenti del fotografo cecoslovacco Saudek. Inoltre, la "maternità" ultima, che stava progettando per un monumento pubblico in un parco nel milanese, era costruita su un grande nudo materno, possente per mole quanto nobile nell'espressione del viso sorridente ai figli, che completano questo gruppo scultoreo tutto compreso fra sguardi di rimando fra le figure attrici. Ricordai, pure, a Mario Nava, che nello studio in rue de Varenne 77, nella casa di Rodin a Parigi, vi erano diversi studi di nudo sullo scrittore Balzac. Nudi sulla figura dello scrittore con la pancia grossa esposta e le mani congiunte dietro la schiena, o ancora con le mani a coprire la pancia stessa. Finchè lo scultore decise di coprirlo con un manto e puntare sulla grande testa quale versione finale, a voler dire che tutta la sua scrittura stava nella testa dello stesso Balzac. Qui, invece, il Nava decide di rimanere sul concetto di venuta al mondo e quindi sul corpo nudo, con i piedi immersi nella terra aperta dall'aratro, metafora della terra madre generatrice, indicando così la fragilità della persona, da una parte, e dall'altra della nascita stessa della poesia. In tutto questo nudo è duro e rigido mentre un uomo appena nato è tenero e fragile, nudo, ma vivo!

Così questo corpo scultoreo è nudo e si presenta innocente a mani tese verso il mondo pronto ad accoglierlo; come l'epicità delle origini greche del mito, come la poesia che sorge vergine da un terreno nudo, così anch'esso sorge nudo dalle zolle aride della terra poetica e porta con sè la coscienza che dalla terra si viene e alla terra si torna nel tempo. Tutto il resto sono bagatelle per impuri di cuore. 

Boris Brollo

 

Catalogo Monografico con testi di Alda Merini, Boris Brollo, Flavia Strumendo. Editore: Clavenna Marco, Rho (MI).

 

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Pubblicato il 10 Maggio 2022