Bernard Aubertin, maestro di fantasmagorie

Nuovo Spazio Espositivo "Giardino Agorà"

Mostra d'arte dal 12 maggio al 10 giugno 2012

"BERNARD AUBERTIN, maestro di fantasmagorie" a cura di Boris Brollo. in collaborazione con l'Archivio Aubertin di Giancarlo Rovetta. Associazione AIAP-UNESCO

Il maestro di fantasmagorie viene da un verso di Rimbaud. E qui paghiamo subito debito al grande poeta, come Bernard Aubertin ha pagato il suo a yves Klein, che veniva dal mondo del Karate e dei Rosacroce per cui disciplina e mistica scorrevano nel suo essere artista; così come per Aubertin la disciplina della inespressività del suo monocromo rosso e i suoi fuochi ne formano la poetica. Comunque ciò che appare è ciò che non è, spesso. Ma qui siamo di fronte al Mago pittore che crea la fantasmagoria poetica che nasconde il trucco per lasciare posto al sentimento e all'emozione. Passaggi infiniti su una tela non creano solo spessore, ma "differente ripetizione" (G. Deleuze). Inoltre l'ispessimento è corpo e carne, e, dove c'è carne c'è sangue e quindi colore rosso. Molto bene lo sanno gli "azionisti viennesi", ma pure i cattolici francesi per i quali passa la ritualità della transustanziazione (D. Laporte) e al cui mondo appartiene il nostro Aubertin. Ma tutta questa carne che senso ha se non c'è una mente che la sorregge, che la fa muovere; se non le dà spirito; se non brucia d'amore e di emozioni (Leiris). Per questo Egil costruisce teatrini in circolo o in quadro, tirando righe interminabili di soldatini/fiammiferi che bruciano all'unisono lasciando il nero del loro pensiero sul supporto di tela o di un fondo specchiante. l'idea va in fumo e il trucco si svela, no anzi l'opera da sè si compone e decompone come ne la Montagne Sainte-Victoire di Cezanne, o nel sacro rito di Eros e Thanatos. Non resta che riprendere il colore, allora, e ridipingere una, dieci, cento volte la stessa tela in maniera inespressiva di modo che la fisica quantistica nella sua entropia ricomponga il tutto nell'equilibrio ultimo dove il mare in superficie è calmo, ma sotto si lotta per la vita, così come la pittura rossa e nera, ma sempre monocroma, lotta per emergere alla superficie. Superficie che tutto brucia nulla e tutto è possibile nel mondo fantasmagorico di Bernard Aubertin. Così come quando sceglie di compiere il suo capolavoro "l'ultima nota" e lì brucia un pianoforte lasciando che il fuoco lambisca le corde d'acciaio fino a farle saltare per il calore e così esse emettono da se stesse l'ultima nota di un maestro che da lontano col potere del fuoco le controlla e ne coglie l'ultimo respiro dentro una "patetica" sinfonia. 

Boris Brollo

Bernard Aubertin, maestro di fantasmagorie, brossure monografica in sedicesimo con testo italiano/francese di Boris Brollo per mostra al Giardino Agorà di San Donà di Piave. Stampato da Genius Print, Bibione (VE), anno 2012

Inizio: 12-05-2012
Fine: 10-06-2012
"Giardino Agorà", San Donà di Piave
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Pubblicato il 10 Maggio 2022