Ad Vesperas
Ad Vesperas, Casa del Giorgione, Grafiche TP in Loreggia (PD), 1995
...siamo probabilmente verso sera tutti immersi in un'ombra tenera e melanconica. Tutti sentiamo o presagiamo una qualche fine e ci lasciamo andare in attesa di un nuovo giorno. Continuiamo a fare dei gesti, dei movimenti che ci vengono da un'amore per le cose oramai lontane e di cui conserviamo ancora memoria. Così lentamente spostiamo le mani, adoperiamo la mente mantenendola in funzione. Operiamo avanti, indietro, con lo sguardo allentato, quasi pronto a ricevere gli impulsi della luce, più che teso a rimuovere le ombre nel cercare la luce. Tutto si confonde dentro un'atmosfera soffusa. Tutto ci sembra centrale rispetto alla nostra posizione. Non ci accorgiamo di essere ai margini della sera e quindi laterali alla scena; un po' come quei bagliori lontani che vengono da fuochi accesi nei campi di battaglia che ci stanno attorno. Ecco, sì, occupiamo la scena centrale, noi, ma siamo laterali all'insieme della battaglia. E con essa siamo al tramonto forse di una civiltà. In cuor nostro forse aspettiamo che si affacci qualche nemico. Magari che sorga qualche eresia dimodocché la battaglia possa riprendere e risplendere. Come gnomi eravamo prima nella luce ad occupare una posizione nel corpo dell'arte.
Ora nella penombra ci accorgiamo che il "corpo dell'arte" è scomparso. Un corpo sparito che ora si vuole ricomporre in termini virtuali senza però l'opportunità di una prova concreta della sua esistenza. E quindi siamo alla piatta ritualità simbolica dell'arte. Solo un nuovo bagno rigeneratore (probabilmente da qualche parte dovrà pur nascere un'eresia) farà risorgere in noi una visione reale coincidente con lo spirito dell'arte e di una sua nuova interpretazione del mondo. Siamo, oggi, al lato della visione e non dominandola centralmente non possiamo che raccontarne i contorni; mancando così quella forza centrale data dalla coincidenza di più effetti.
L'arte che oggi stiamo vedendo è con tutta probabilità un'arte della memoria, un'arte da "maestro degli specchi" (definizione che si usa in antiquariato per definire un'opera di improbabile Autore). Un'arte cioè labirintica che gioca al rimando ad altre situazioni artistiche; che lavora più sulla creatività che sulla creazione vera e propria, in quanto tutto è stato già dato: materiali, forme, etc., e quindi diventa primaria l'azione espressiva in sé e con questo la capacità soggettiva di convinzione attorno all'ipotesi-opera fatta dal singolo artista; e più importante è la sua espressione creativa più prepotente è la sua provocazione: è di questa energia che in fondo si sente il bisogno dentro questo grande "impero dei segni". In fondo si sente il bisogno di una tentazione vera la quale sommi le diverse età dell'arte in tante guglie terrestri contro il deserto del cielo.
Boris Brollo
Ad Vesperas, Città di Castelfranco Veneto, Assessorato alle Attività Culturali,
Casa di Giorgione
Dal 30 settembre al 29 ottobre 1995
Catalogo, Grafiche TP in Loreggia (PD), 1995
Fine: 29-10-1995