5a Biennale di Bibione - Per vivere la città

5a Biennale di Bibione - Per vivere la città

Progetto Mostra a cura di Boris Brollo

Con la rivoluzione del Nouveau Realisme e della Pop Art Americana il quadro dell'arte si è trasformato, dissolto. L'arte si era allargata al recupero dell'oggetto ed alla assimilazione dello stesso dentro la propria struttura concettuale, pertanto da qui nasce anche il suo successivo concetto di sparizione. La scultura dunque degli anni '70 ha dato prova della propria sopravvivenza solo uscendo dagli schemi tradizionali per entrare in quelli concettuali e minimali. In Italia nella situazione post-bellica la scultura aveva ancora come riferimento l'oggetto ed era ancora legata a schemi figurativi pur con poetiche artistiche molto personali, si pensi a Manzù, a Balsadella, a Fazzini, a Mastroianni con a seguito la generazione più giovane dei Ceroli, Basaglia, Trubbiani etc. Ma è con la fine degli anni Sessanta ed esattamente con l'Arte Povera che si ha un ribaltamento complessivo nella scultura italiana con l'avvento di Pistoletto, Fabro, Kounellis, Mario e Marisa Merz, De Dominicis, ed è qui dove la scultura assume un altro contenuto non più di riferimento mimetico filtrato dalla poesia personale, bensì oggetto a sè stante con proprie caratteristiche strutturali di ambientazione e di significato. Ma chi ha rivoluzionato fino in fondo portando alle estreme conseguenze il concetto di scultura negli anni Settanta sono stati Carl Andre, Donald Judd e Joseph Kosuth. Hanno portato la scultura alla radice del proprio concetto iniziale, all'idea stessa della scultura e quindi all'evento germinale, il quale spesso prima che visivo era letterario e si autoreferenziava.

Per fare ciò è stato necessario eliminare l'ingombro scultoreo ciò che definiamo convenzionalmente come "forma", per arrivare ad un "grado zero" di partenza e quindi alla ridisegnazione ex novo di una geometria piena della forma scultorea. Molto spesso questo azzeramento del lavoro scultoreo si riservava con intenti ecologici dentro al paesaggio (Land Art) rimettendo in moto così il rapporto uomo-artista e natura che si era perso con l'ideologia industriale e di tipo positivista del controllo sulla natura e quindi, sotto sotto, della forma piegata alla propria volontà artistica e di conseguenza legata spesso al lato artificiale, artefatto della natura. Oggi la situazione è di molto mutata. Tutte queste realtà permangono e convivono in un vissuto multicontemporaneo, dove i passaggi non sono più così evidentemente marcati o resi traumatici dalla leva violenta della Storia ma bensì spesso con-fusi nella memoria nella memoria di un recente passato già così ricco di riferimento e di cambiamenti. Inoltre il luogo deputato dell'arte scultorea da molti anni non è più e solo il museo o la galleria bensì sempre più spesso è la piazza o l'intera città, basti qui ricordare: Promenades a Parc Lullin di Ginevra (1985) o Skulptur Projekte della città di Munster (1987) o il Percorso d'Arte nella città di Milano per renderci conto dell'avvenuto mutamento. Ora non è il caso, qui nostro, di "concorrere" con tali realtà di livello internazionale, ma è bene tenere presente tali lezioni nel costruire una nostra di scultura come questa all'aperto che ambisca a rappresentare, da una parte, tutta la complessività della cultura triveneta nella sua diversa componente generazionale e dall'altra di un uso più specifico di luoghi e piazze che possono allargare la loro funzione urbana quali contenitori di altre attività che li rivitalizzino in uno scambio continuo con chi ci vive.

Boris Brollo

Catalogo a cura di Pier Luigi Rebellato, stampato nel mese di Giugno 1991 dalla Grafimex Italia s.r.l. per conto della Biblioteca Cominiana

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Pubblicato il 17 Maggio 2022